lunedì 8 maggio 2017

COLTIVARE LA PAZIENZA




Non lasciare che un nuovo giorno sorga e ti trovi impreparato ad accoglierne la bellezza.
Quanto è difficile cogliere la magnificenza collaterale del tutto!  Siamo, infatti, come molecole di un torrente in piena: corriamo imbizzarriti per raggiungere risultati, soddisfare ambizioni e creare vite stereotipate sulla base di modelli sociali in parte superati.
Eppure, nonostante lo stress, non riusciamo ad uscirne: l’esclusione dal contesto sociale deprime, a tal punto da incidere sul nostro stato psicologico e sul benessere se per ragioni avverse, ad esempio, perdiamo il lavoro o un ruolo importante nelle relazioni umane. Ci sentiamo perduti.
Va da sé che le emozioni negative, come la rabbia e la frustrazione, incidono sul nostro modo di osservare la realtà che appare ostile e inappagante.
Lasciarsi sopraffare dagli impulsi di collera che nascono da cause che sentiamo di ostacolo alla nostra libertà, è segno di mancanza di autodisciplina. Ciò genera sofferenza in noi e negli altri.
La dimostrazione di ciò è che basta osservare cosa ci accade intorno: la collettività è priva di pazienza.
Questa qualità interiore è divenuta rara e preziosa: essendo una virtù etica, la pazienza appare come superflua, accessoria e troppo difficile da addestrare all’interno di un contesto economico e socio-culturale così dinamico che sfugge al controllo e non ti concede il tempo di riflettere, meditare o esercitare il controllo della tua mente.
Il ritmo di marcia della nostra quotidianità è troppo vorticoso e manipolante: il tempo per noi stessi è diventato un lusso. Di fatto siamo propensi a cercare punti di riferimento esterni a noi, obbedendo a norme e modelli apparentemente rassicuranti, ma che inibiscono la nostra capacità di ascolto dell’intuizione. Siamo impulsivi e reattivi, invece che moderati e attenti.

Come possiamo ascoltare la nostra voce interiore,
se preferiamo sentire un programma radiofonico che non ci appartiene?

La risposta è semplicissima: solo quando, con ferma volontà, manteniamo  il silenzio.

Quando, cioè, ci tiriamo fuori dal flusso lasciando andare il superfluo e impegnando a coltivare la pazienza quale atteggiamento utile e fondamentale a non contribuire, con consapevolezza, alla disarmonia che reca disordine, dolore e ingiustizia.
La pratica della pazienza va a braccetto con quella della meditazione: più alleni la tua consapevole visione, mantenendo la calma mentale e centrandoti sul respiro (l’elemento primordiale che ci nutre e ci permette di vivere, quindi è l’unico vero ritmo affidabile a cui attenersi con rispetto), più ti rendi abile a sviluppare la virtù della pazienza in ogni campo della tua vita.
Di conseguenza, più sei cosciente di ciò che è davvero importante per te e meno ti renderai complice nel manifestare pensieri, parole e azioni inquinate da emozioni negative che generano sofferenza.

Come scrisse LAO TZU,
La purezza del torbido si ottiene con la calma
La calma si ottiene generandola lentamente

La pazienza è una potente forza interiore che cerca lentezza: essa crea uno spazio di sospensione nel quale ci concediamo il permesso di aspettare distaccandoci dalla morsa della provocazione per trovare rifugio in nuovi paradigmi interiori di gentilezza e armonia. Si impara, così, a lasciar andare l’inappropriato: la pace interiore si mantiene attiva con un allenamento costante, costituto dal generare buoni pensieri che spengono il fuoco dell’intolleranza nel tenero latte della compassione.
E’ bene ricordarci quando la pazienza sia la madre della saggezza: se vogliamo mantenerci in equilibrio costante, bisogna essere pronti a misurarsi con ciò che destabilizza il baricentro del buonsenso.

COME COLTIVARE LA PAZIENZA
  1. Praticare la meditazione come allenamento alla consapevolezza e al radicarsi nel qui e ora: non bisogna estraniarsi dal mondo, bensì è necessario viverci osservandolo con chiarezza, attraverso una mente tranquilla come un lago di montagna.
  2. Osservare l’impazienza, la rabbia o la frustrazione quando si presentano: guardatevi dall’esterno, come foste spettatori di un film, valutando con obiettività prospettive diverse sui cui riflettere per conoscere meglio la causa della vostra sofferenza.
  3. Evitare di forzare situazioni controproducenti solo per ottenere un obiettivo personale: tenere di conto, con lungimiranza, del vostro sentire interiore che vi dirà se fermarvi per un po’ o intervenire in modo appropriato, senza buttare benzina sul fuoco.
  4. Prendersi del tempo: la pausa crea la distanza utile a fermare la forza distruttiva della rabbia che non ci permette di essere presenti a noi stessi. Ricordiamoci che dobbiamo sempre trovare una soluzione efficace e positiva per noi, ma che sia di massimo beneficio per tutti.
  5. Imparare ad esercitare la volontà come qualità intrinseca a coltivare la pazienza, lasciando andare, quando è il caso di non forzare, o di incedere con passo determinato, quando si ritiene il momento giusto per agire. Un buon allenamento è, ad esempio, praticare uno sport che alimenti la gioia e ci metta in contatto con la natura per ampliare i nostri orizzonti percettivi, nonostante una tabella cadenzata di sforzo misurato sulla nostra energia. 
Sara Baldi


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