- Praticare la meditazione come allenamento alla consapevolezza e al radicarsi nel qui e ora: non bisogna estraniarsi dal mondo, bensì è necessario viverci osservandolo con chiarezza, attraverso una mente tranquilla come un lago di montagna.
- Osservare l’impazienza, la rabbia o la frustrazione quando si presentano: guardatevi dall’esterno, come foste spettatori di un film, valutando con obiettività prospettive diverse sui cui riflettere per conoscere meglio la causa della vostra sofferenza.
- Evitare di forzare situazioni controproducenti solo per ottenere un obiettivo personale: tenere di conto, con lungimiranza, del vostro sentire interiore che vi dirà se fermarvi per un po’ o intervenire in modo appropriato, senza buttare benzina sul fuoco.
- Prendersi del tempo: la pausa crea la distanza utile a fermare la forza distruttiva della rabbia che non ci permette di essere presenti a noi stessi. Ricordiamoci che dobbiamo sempre trovare una soluzione efficace e positiva per noi, ma che sia di massimo beneficio per tutti.
- Imparare ad esercitare la volontà come qualità intrinseca a coltivare la pazienza, lasciando andare, quando è il caso di non forzare, o di incedere con passo determinato, quando si ritiene il momento giusto per agire. Un buon allenamento è, ad esempio, praticare uno sport che alimenti la gioia e ci metta in contatto con la natura per ampliare i nostri orizzonti percettivi, nonostante una tabella cadenzata di sforzo misurato sulla nostra energia.
lunedì 8 maggio 2017
Ph: Pixabay.com
Non lasciare che un nuovo
giorno sorga e ti trovi impreparato ad accoglierne la bellezza.
Quanto è difficile cogliere
la magnificenza collaterale del tutto! Siamo,
infatti, come molecole di un torrente in piena: corriamo imbizzarriti per
raggiungere risultati, soddisfare ambizioni e creare vite stereotipate sulla
base di modelli sociali in parte superati.
Eppure, nonostante lo
stress, non riusciamo ad uscirne: l’esclusione dal contesto sociale deprime, a
tal punto da incidere sul nostro stato psicologico e sul benessere se per
ragioni avverse, ad esempio, perdiamo il lavoro o un ruolo importante nelle
relazioni umane. Ci sentiamo perduti.
Va da sé che le emozioni
negative, come la rabbia e la frustrazione, incidono sul nostro modo di
osservare la realtà che appare ostile e inappagante.
Lasciarsi sopraffare dagli
impulsi di collera che nascono da cause che sentiamo di ostacolo alla nostra
libertà, è segno di mancanza di autodisciplina. Ciò genera sofferenza in noi e
negli altri.
La dimostrazione di ciò è
che basta osservare cosa ci accade intorno: la collettività è priva di pazienza.
Questa qualità interiore è
divenuta rara e preziosa: essendo una virtù etica, la pazienza appare come
superflua, accessoria e troppo difficile da addestrare all’interno di un
contesto economico e socio-culturale così dinamico che sfugge al controllo e non
ti concede il tempo di riflettere, meditare o esercitare il controllo della tua
mente.
Il ritmo di marcia della
nostra quotidianità è troppo vorticoso e manipolante: il tempo per noi stessi è
diventato un lusso. Di fatto siamo propensi a cercare punti di riferimento
esterni a noi, obbedendo a norme e modelli apparentemente rassicuranti, ma che
inibiscono la nostra capacità di ascolto dell’intuizione. Siamo impulsivi e
reattivi, invece che moderati e attenti.
Come possiamo ascoltare la
nostra voce interiore,
se preferiamo sentire un
programma radiofonico che non ci appartiene?
La risposta è
semplicissima: solo quando, con ferma volontà, manteniamo il silenzio.
Quando, cioè, ci tiriamo
fuori dal flusso lasciando andare il superfluo e impegnando a coltivare la
pazienza quale atteggiamento utile e fondamentale a non contribuire, con
consapevolezza, alla disarmonia che reca disordine, dolore e ingiustizia.
La pratica della pazienza
va a braccetto con quella della meditazione: più alleni la tua consapevole
visione, mantenendo la calma mentale e centrandoti sul respiro (l’elemento
primordiale che ci nutre e ci permette di vivere, quindi è l’unico vero ritmo
affidabile a cui attenersi con rispetto), più ti rendi abile a sviluppare la
virtù della pazienza in ogni campo della tua vita.
Di conseguenza, più sei
cosciente di ciò che è davvero importante per te e meno ti renderai complice
nel manifestare pensieri, parole e azioni inquinate da emozioni negative che
generano sofferenza.
Come scrisse LAO TZU,
La purezza del torbido si
ottiene con la calma
La calma si ottiene
generandola lentamente
La pazienza è una potente forza
interiore che cerca lentezza: essa crea uno spazio di sospensione nel quale ci
concediamo il permesso di aspettare distaccandoci
dalla morsa della provocazione per trovare rifugio in nuovi paradigmi interiori
di gentilezza e armonia. Si impara, così, a lasciar andare l’inappropriato: la
pace interiore si mantiene attiva con un allenamento costante, costituto dal
generare buoni pensieri che spengono il fuoco dell’intolleranza nel tenero
latte della compassione.
E’ bene ricordarci quando la pazienza sia la madre della saggezza: se vogliamo mantenerci in
equilibrio costante, bisogna essere pronti a misurarsi con ciò che destabilizza
il baricentro del buonsenso.
COME COLTIVARE LA PAZIENZA
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