sabato 18 marzo 2017

SOLTANTO ORA!




La preghiera è un fenomeno universale. E’ l’elevazione autentica dello spirito umano che cerca una risposta a tutte quelle domande rimaste a lungo taciute nel cuore.
La preghiera ha una dimensione antropologica, tant’è che è dalla notte dei tempi che ogni popolo ha rivolto al cielo una sua forma di invocazione o di ringraziamento all’Universo, a Dio o a quell’eterna fiamma da cui si ritiene l’anima sia discesa per incarnarsi sulla Terra.
Ciò che più di tutto suscita l’atto del pregare è il desiderio di accovacciarsi nel silenzio, in intima adorazione e profondo ascolto, indispensabili a poter vivere nella verità del proprio essere.
Oggi vi propongo una preghiera laica, commovente e altrettanto piena di speranza, ritrovata nel giubbotto di un soldato russo, Aleksandr Zacepa, che l’aveva scritta prima di morire in battaglia.  Fu poi pubblicata nel 1972 su una rivista clandestina.
Può considerarsi un testo ispirato, intenso e tragicamente umano: fu scritto da un uomo che non era credente, tuttavia in cerca del senso di ciò che stava vivendo.
Al centro della preghiera composta dalla sua mano spirituale, affranta dal dramma della paura, vi è la scoperta folgorante di Dio, la cui presenza di luce e amore libera il soldato, grazie ad un lampo di grazia che giunge dalla visione delle stelle, dal terrore dell’agonia e della morte che sta per sopraggiungere.

SOLTANTO ORA
Ascolta, o Dio!
Non una volta nella mia vita ho parlato con te,
ma oggi mi vien voglia di farti festa.
Sai, fin da piccolo mi hanno sempre detto che non esisti...
Io stupido ci ho creduto.
Non ho mai contemplato le tue opere,
ma questa notte ho guardato dal cratere di una granata
al cielo di stelle sopra di me
e affascinato dal loro scintillare,
ad un tratto ho capito come possa essere terribile l'inganno...
Non so, o Dio, se mi darai una mano,
ma io ti dico e tu mi capirai...
Non è strano che in mezzo a uno spaventoso inferno
mi sia apparsa la luce e io abbia scorto te?
Oltre a questo non ho nulla da dirti.
Sono felice solo perché ti ho conosciuto.
A mezzanotte dobbiamo attaccare,
ma non ho paura, tu guardi a noi.
E' il segnale! Me ne devo andare. Si stava bene con te.
Voglio ancora dirti, e tu lo sai, che la battaglia sarà dura:
può darsi che questa notte stessa venga a bussare da te.
E anche se finora non sono stato tuo amico,
quando verrò, mi permetterai di entrare?
Ma che succede, piango?
Dio mio, tu vedi quello che mi è capitato,
soltanto ora ho incominciato a veder chiaro...
Salve, mio Dio, vado... difficilmente tornerò.
Che strano, ora la morte non mi fa paura!



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